Nell’articolo precedente vi ho parlato di Ahimsa, la non-violenza, oggi, invece, vi voglio parlare di Sathya, la Verità. Sat significa essere, la realtà, mentre Ya sta per yam e significa “avanzare, sostenere, sorreggere”. Non si riferisce solo alla verità nel parlare ma anche a un concetto più elevato, quello di scoprire la Vera Natura delle cose rompendo il velo dell’illusione, di Maya. E’ un principio nobile, è il mezzo che ci conduce alla nostra reale identità, ma come portarlo nella vita di tutti i giorni? Nel quotidiano, Sathya ha a che fare, per esempio, con il modo in cui usiamo la parola e, quindi, il parlare gentilmente, amorevolmente, dire la verità ma anche riflettere prima di parlare. Ha a che fare con l’evitare le chiacchiere inutili perché il troppo parlare conduce a grosse dispersioni di energia concentrativa e indebolisce il Prana Vitale dell’organismo. Inoltre la parola dovrebbe essere utilizzata per incoraggiare e non per condannare, per cui, se la Verità è scomoda, va detta solo se realmente serve e in modo tale che non produca ferite troppo profonde. La verità è un dono importante, ma il modo con il quale manifestiamo questo dono è altrettanto importante. Essere veri implica, sempre, il guardarsi dentro. Un esempio? Possiamo credere di essere gentili e amorevoli con l’altro perché siamo generosi, ma poi, se ci guardiamo in profondità, potremmo scoprire che abbiamo un grande bisogno di attenzione e che il nostro modo gentile ha come finalità quello di ricevere attenzione, anziché darne. Il bisogno distorce la verità. Sathya si manifesta anche attraverso l’ascolto sottile e profondo, un ascolto che ci permette di penetrare quello spazio interiore in cui albergano quiete e silenzio, dove la verità non viene distorta. E’una pratica costante che va affinata tutti i giorni. Sathya, è uno dei principi più importanti dello yoga.
Tratto dal Corso di Biennio di Formazione Insegnanti Yoga
surya