la settimana comincia con…
“C’era una volta”… un re di nome Daksha che aveva una meravigliosa figlia, Sati, che si innamorò del dio Shiva e decise di sposarlo. Il matrimonio non fu ben visto dal di lei padre, perché Shiva, pur essendo un dio, non si presentava al meglio come stile e reputazione: rasta e perizoma e meditazioni nei cimiteri non lo avevano reso tanto appetibile come partito 😀 Qualche tempo dopo le nozze, accadde che Daksha organizzasse una sontuosa festa (un sacrificio tramite il fuoco) e invitasse tutti… tranne Sati e Shiva.
Shiva, da buon dio, non è minimamente toccato dalla cosa ma Sati si fa prendere dalla rabbia e decide di andare comunque alla festa per avere un colloquio con il padre. Durante tale colloquio ella si addolora così tanto che aumenta il suo calore interno fino a bruciare.
Shiva, appreso ciò, addolorato si strappa una ciocca di capelli e la scaglia per terra: da tale ciocca nasce Virabhadra, il guerriero (e in alcune versioni anche Kali) che viene messo a capo dell’esercito di Shiva e mandato a uccidere Daksha.
Virabhadra taglia la testa a Daksha ma in un momento di compassione, Shiva decide di non lasciare Daksha morto. E presa la testa di una capra la mette sul collo di Daksha che ritorna in vita.
La bella Sati sarà fatta rinascere come Parvati.
Come si coniuga questa storia di teste mozzate e guerrieri con lo yoga?
Daksha rappresenta l’attuale re del nostro regno: l’ego. La battaglia è quella interiore e Shiva distrugge ciò che deve essere distrutto per far spazio al vero sè. Notare che l’ego viene in qualche modo ripristinato… non si può annullare l’ego, ossia la mente, poiché privi di esso non potremmo sopravvivere… abbiamo però bisogno di un taglio laddove esso predomina a discapito del prossimo.