Il Terzo Niyama descritto dal Maestro Patanjali è Tapas ed è relativo alla cura del corpo al fine di mantenerlo in forma ma anche alla gestione dei propri impulsi interiori. Dietro questo concetto c’è l’idea di una solida autodisciplina sorretta dall’austerità. In pratica, possiamo anche definirlo un uso disciplinato della nostra energia. In che modo possiamo farlo? Per esempio, mettendo un “tetto” ai propri desideri, rinunciando poco alla volta, viaggiando ogni tanto per incontrare se stessi, ritirandosi in contemplazione, compiendo, in poche parole, pratiche che ci aiutino a distaccarci dall’attaccamento morboso che si ha nei confronti del proprio corpo e dei propri organi di senso. Questo non vuol certo dire rinunciare alle esperienze sensoriali, bensì fare in modo che esse non diventino una prigione e una costrizione. L’eccessivo attaccamento al nostro “io” è capace di ammanettarci senza nemmeno darci la possibilità di renderci conto della nostra stessa auto-carcerazione. Nello Yoga, così come nella vita quotidiana, è proprio grazie alla disciplina che si ottiene il pieno controllo degli organi di senso, del corpo e della mente. La disciplina ci permette di raggiungere molti obiettivi, nel lavoro, nell’educazione, nello sport, ci aiuta a compiere i nostri ideali e tutto questo ci rende liberi, sia dai nostri vizi che dai limiti che ci poniamo.
surya