Non ci può essere comunicazione autentica senza la presenza di una solitudine interiore, di una riflessione palpitante di vita che avviene nella contemplazione priva di parole. La solitudine non è sempre isolamento, è anche desiderio profondo di relazione, è esperienza ancestrale che ci permette di distinguere l’essenziale dal superfluo. In un mondo continuamente collegato con tutto, la solitudine va recuperata. Dobbiamo sondare il mistero dei nostri sentimenti sospesi, ci serve una tregua, uno spazio in cui non incontrare nessuno se non il canto delle sirene. Lo spazio meditativo è uno spazio sacro perché ci conduce all’atto del guardare, ma è un guardare quasi mistico, dove anche l’illusione d’incontrare se stessi si dissolve poiché vi è una sospensione dei sensi, dell’aspettativa, del dialogo, dell’incontro… nella solitudine c’è un mondo sfumato dove tutto può accadere: niente contorni, o linee rette, solo spazi nebulosi in cui la vita prende forma, per poi dissolversi e poi ancora ricrearsi. Senza quella solitudine interiore, io non posso parlarti. Non trovo lo spazio, non so dove collocarti. Ecco perché la meditazione, in qualunque modo si manifesti, è la più alta forma di comunicazione. Devo essere sola per stare anche con te…
surya