Brahmacharya in sanscrito significa Castità, Purezza. E’ un principio molto discusso e spesso male interpretato perché molti praticanti pensano che per essere delle persone spirituali bisogna praticare la castità sessuale. Non è così. Può essere inteso in questo senso solo se si sceglie di seguire la via monastica. Perché sceglievano la castità sessuale? Perché ogni volta che disperdiamo il seme, depauperiamo il nostro organismo di quantità colossali di Prana. Anche scientificamente è risaputo che il corpo umano, per poter mettere alla luce la creatura più forte possibile, durante l’amplesso, raggruppa le parti migliori del proprio sangue per creare lo sperma. Ogni volta che sciupiamo in modo poco avveduto le nostre riserve energetiche, sottraiamo a noi stessi le capacità concentrative, emozionali, psichiche e perfino fisiche, necessarie al raggiungimento dello scopo desiderato. Naturalmente noi non abbiamo nessuna intenzione di rinchiuderci in una grotta o di rifugiarci in una foresta, per cui non dobbiamo prendere alla lettera il significato di questo passo. L’invito di Patanjali, per coloro che vivono nel normale quotidiano, è quello di non esagerare, di arrivare ad un sano equilibrio al fine di non indebolire eccessivamente le risorse fisiche e mentali e, nello stesso tempo, di non reprimere. Si raccomanda perciò di porre un tetto ai desideri, un limite che non gravi sulle sindromi nervose dovute ad un esagerato trattenimento dell’energia sessuale (non tutti sanno sopportare senza conseguenze nevrotiche l’astinenza) insomma, si consiglia un uso equilibrato di tutte quelle energie che andrebbero conservate al meglio per il raggiungimento di una Vita sana, salutare ed equilibrata. In senso più ampio e profondo la Castità prevede, più che altro, l’evitare di avere pensieri impuri. Ogni veleno mentale è, in verità, autodistruttivo. La rabbia, così recitano i testi orientali, sottrae Prana al corpo disperdendolo attraverso gli occhi, la pelle e qualsiasi altra porzione porosa e “bucata” (come per esempio il naso e le orecchie) del nostro organismo. Tramite gli occhi, si dice, si brucia la maggior quantità di Prana nei momenti di rabbia. Forse, allora, non è un caso, quando nei fumetti si vuole rappresentare un personaggio collerico, che si disegnino fulmini e saette che escono dagli organi della vista.
surya