I colori dell’India sono un vero e proprio documento di identità. Le donne, avvolte nei loro saree, volteggiano per le strade portando sulle loro teste frutta, verdura, mattoni, brocche di acqua e altro ancora. E’ un tripudio di gioia che fa da contrasto alla miseria, al dolore e alla malattia che imperversano senza pietà. Per chi conosce le loro tradizioni, il colore è davvero una lingua: si usa il rosso per il matrimonio, il bianco per il lutto e i riti religiosi, il giallo per le giovani mamme e la buona fortuna, il blu per le caste inferiori, mentre il nero è la malasorte. Anticamente, i colori erano legati anche alle caste, c’era un colore per i brahmini, uno per i Sadhu, uno per la casta dei guerrieri e via dicendo, ora questa tradizione non è più molto in voga ma vengono rispettate le varie simbologie. Lungo il fiume, le donne lavano i panni e il loro, più che un lavoro, sembra un quadro di Kandinsky. Dietro il colore, la pena, il sacrificio, gli stenti, la contraddizione di una terra che non smetterò mai di amare…
surya