Ogni essere vivente cerca, a suo modo, la felicità e la felicità viene spesso individuata nell’equilibrio, quel punto fermo in cui le oscillazioni mentali cessano e corpo e mente finalmente si rigenerano. Se è vero che in quella “terra di mezzo” ci riposiamo dalle scosse emotive, è altrettanto vero che equilibrio e staticità non sono la stessa cosa, nel senso che l’equilibrio non è assenza di moto, ma è piuttosto una buona proporzione tra le parti. Per esempio, Eugenio Montale aveva una sua singolare idea di felicità. Egli sosteneva che la felicità non è data dall’equilibrio ma, piuttosto, da quel disequilibrio che consente alla nostra coscienza di tenersi sempre presente, da quel travolgimento che è l’incedere dell’esistenza. E’ in quel modo che noi non ci perdiamo mai di vista e ci teniamo costantemente in rotta. Felicità è sapersi riconoscere nel movimento, nel cambiamento che è proprio di qualunque esistenza umana. Nella pratica yoga noi possiamo realizzare le posizioni di equilibrio proprio perché c’è un’oscillazione continua che ci tiene vigili, anche quando troviamo un punto in cui ci possiamo ancorare, sentiamo che nel nostro corpo c’è una vibrazione continua e se distogliamo lo sguardo da quella vibrazione, noi cadiamo. L’equilibrio è una continua danza tra gli opposti.