Ogni religione può essere vissuta in modo dualistico o non dualistico; nessuna delle due è sbagliata, sono semplicemente differenti. Nelle religioni con visione dualistica (Cristianesimo, Islamismo) il singolo vede la Divinità come un’ entità distaccata da noi, a se stante; nelle scuole non dualistiche (Buddismo, Advaita Vedanta) il Divino è in ognuno di noi ed in ogni essere vivente; colui che medita, l’ oggetto della meditazione e l’ atto stesso del meditare sono la medesima cosa; possiamo immaginare la consapevolezza individuale (Atman) come una goccia d’ acqua, e la consapevolezza universale (Brahman) come l’ oceano; la goccia è l’ oceano e l’ oceano è la goccia, sono fatte della stessa sostanza; quando riconosciamo di appartenere ad una coscienza universale, raggiungiamo la liberazione (Moksha).
Sebbene nell’ Induismo esistano anche correnti di stampo dualistico, nello Yoga utilizziamo la visione non dualistica proposta dal Maestro Adi Shankara, primo grande codificatore dell’ Advaita Vedanta; le divinità benevole (Deva) rappresentano qualità presenti in ognuno di noi, le divinità malevole (Asura) rappresentano demoni interiori che vogliamo cambiare o problemi che la vita ci pone; la guerra tra Deva e Asura avviene dentro di noi ed è puramente simbolica.
Anche se a volte le Divinità si comportano in modo apparentemente feroce, bisogna tener presente che in India più che il concetto di bene e male, si utilizza il concetto di Dharma (natura) per esempio, il Dharma del sole è quello di scaldare); chi compie il dovere prescritto dalla propria natura non commette peccato.