Parlare di dolore è sicuramente un’impresa ardua poiché il dolore è un’esperienza intima e soggettiva. Tuttavia, ci sono degli spunti interessanti su cui è utile soffermarsi a riflettere e che riguardano i diversi modi in cui il dolore viene percepito. Il primo, è che il dolore è soggetto anche agli influssi culturali e religiosi. Sebbene ci sia un’influenza genetica determinante sulle espressioni di dolore, è altrettanto vero che il contesto culturale attorno a noi è in grado di plasmare e modellare queste manifestazioni, amplificandole o inibendole. Vediamo qualche esempio. Una cosa che spesso viene detta (e che ho detto anch’io molte volte, parlando di bambini asiatici) è che loro non hanno nulla, eppure sorridono sempre. E’ vero. Ci sono senz’altro diverse ragioni dietro a tale atteggiamento, una di queste è che, non essendo intrappolati nell’ingranaggio del progresso tecnologico, il tetto dei loro desideri si abbassa. Un’altra ragione è, invece, legata a un fattore culturale. I paesi di cultura buddhista enfatizzano la pazienza, la resistenza e l’accettazione della propria condizione, tanto che i genitori insegnano ai loro figli a sopportare e resistere al dolore. Fin da piccoli imparano a leggere il disappunto sul volto degli adulti quando manifestano dolore evidente. Questo accade anche nella cultura arabo- musulmana, dove manifestare dolore di fronte ad estranei è ritenuto inopportuno. Tutto ciò ha le sue conseguenze negative non solo a livello individuale, ma anche a livello pratico, laddove, per esempio, anche il rapporto medico-paziente è compromesso, nel senso che al paziente non vengono spesso somministrate le terapie adeguate non essendoci una comunicazione, verbale o corporea, del dolore stesso. Nel contesto clinico occidentale, ci spiega il prof. Benedetti, non è raro incontrare pazienti stranieri le cui credenze si rifanno alla loro cultura e tradizione. In questi casi, lo scontro fra culture è inevitabile, poiché porta a volte alla non accettazione dei nostri concetti e, di conseguenza, dei nostri metodi terapeutici. Vivere in una società vuol dire condividerne le emozioni, i valori, i principi. La sopportazione del dolore, enfatizzata da alcune religioni, o la soppressione dell’espressione facciale in determinate circostanze, hanno un grande impatto sul sistema limbico. Il sistema mediale del dolore, responsabile della componente emozionale, è dunque sensibile alle influenze socio-culturali e agisce in risposta a tutto l’ambiente che lo circonda. Anche la scienza offre dunque una spiegazione all’intramontabilità di questi meravigliosi sorrisi. Colgo l’occasione per ricordare l’inutilità dei tanti manuali scritti sul linguaggio del corpo, poiché esso non è una scienza e varia anche in base al contesto sociale. Utilissimo, invece, studiarlo alla luce degli studi neuroscientifici che ci permettono di comprendere molto sull’essere umano e sull’interazione con culture anche diverse dalla nostra.
surya
Interessantissimo… e spiega molto anche implicitamente della tipica disabilità emotiva di chi non tollera pesi… anche se leggeri… come sta accadendo oggi in talune situazioni… So che stai studiando molto in tal senso perciò attendo i prossimi…. brava…
Grazie natyan