Il famoso psichiatra svizzero venne ritenuto un precursore del fenomeno New Age, ma la religione ebbe per Jung un interesse sul piano prettamente psicologico e non teologico. Non si interessò ad astrologia e religione se non riguardo agli effetti che queste possono avere sulla vita psichica delle persone.
Riportiamo qui un estratto del dialogo tra lui e Mircea Eliade (antropologo, storico delle religioni, scrittore) tratto da “Rencontre avec Jung” pubblicato su Combact:
“Io sono e rimango uno psicologo. Ciò che trascende il contenuto psicologico dell’esperienza umana non mi interessa. Non do alcun giudizio di valore sull’esperienza religiosa, sostengo soltanto che i conflitti interiori sono sempre fonte di profonde e pericolose crisi psicologiche, talmente pericolose che possono distruggere l’integrità della persona. Ebbene, a livello psicologico, tali conflitti interiori si manifestano con le medesime immagini e con il medesimo simbolismo di cui troviamo testimonianza in tutte le religioni del mondo e che furono utilizzati anche dagli alchimisti. È questo che mi ha spinto a occuparmi di religione, di Yahwèh, di Satana, di Cristo, della Vergine, ognuno di essi, paradigma del dramma umano. Mi rendo conto che in queste immagini un credente veda cose molto diverse da quelle che io, come psicologo, sono legittimato a vedere. La fede è una grande forza spirituale, che garantisce al credente la sua integrità psichica. Ma io sono un medico, a me interessa guarire il prossimo.”
Anche la figura di Cristo rappresenta, per Jung, il simbolo del Sé. Un simbolo “nobile”, ma pur sempre un simbolo. Sebbene Jung condivida con l’esoterismo alcune idee come il principio di corrispondenza, ossia l’interdipendenza del tutto, in virtù del quale il microcosmo rispecchia il macrocosmo, e il ruolo delle mediazioni e dell’immaginazione, egli riporta la sua conoscenza all’empirismo piuttosto che alla rivelazione, e non aderisce a nessuna società iniziatica, mantenendo sempre un atteggiamento rigorosamente laico. Nel fare oggetto di studio i fenomeni della fede, del misticismo, dell’occultismo, dello spiritismo, ne prende anche la distanza dovuta ad un’osservazione scientifica; tratta l’esperienza di Dio come un fenomeno psicologico, lasciando al credente la questione della sua reale esistenza.