Alessandro Bergonzoni, attore, scrittore, drammaturgo, disse in suo spettacolo teatrale che bisogna ribellarsi, nel senso di ritornare al bello delle cose. Mi piace questa interpretazione: ri-bellarsi. Ogni parola ha più porte: una in entrata, una in uscita, porte frontali, laterali, oltre, ovviamente, a tante piccole finestrelle. Reinterpretare le parole è un gioco creativo divertente e utile, che ci può aiutare ogniqualvolta non riusciamo ad uscire da uno schema fisso che ci porta inevitabilmente a soffrire. Un gesto, una parola, una persona che ci ha ferito inondando letteralmente il nostro campo emotivo, tutte cose, queste, che ci impediscono di dare valutazioni obiettive e di vedere altri sbocchi. Ciò che abbiamo interpretato in passato attraverso il filtro dell’emotività lo reiteriamo oggi come fosse una realtà assoluta. Cosa possiamo fare, dunque? Di certo non possiamo cambiare il passato, ma possiamo reinterpretarlo con la consapevolezza che abbiamo acquisito nel tempo e, soprattutto, lo possiamo rivalutare sotto il faro della razionalità. Prendiamo un pensiero, uno solo, che abbiamo sviluppato riguardo a una situazione (relazioni sentimentali, amicizia, fiducia, sono solo alcuni esempi) e mettiamolo sul tavolo. Guardiamolo come semplici osservatori e proviamo ad analizzarlo: in che contesto è avvenuto? Quali erano le condizioni generali? La persona, o le persone, che mi hanno ferito, che vita hanno vissuto? Che strumenti avevano a disposizione? Scopriremo che spesso, le persone, non hanno avuto strumenti a sufficienza per agire in maniera diversa. Tutto questo non ci servirà per giustificare un’azione, ma per liberare noi stessi da una prigionia mentale che, oltre ad essere inutile, continua a condizionare la nostra vita in maniera negativa. Ribellarsi…ritornare al bello!