E’ una bella parola, contatto: con-tatto…con delicatezza, con attenzione. Quando parlo di contatto comprendo tutto, dall’abbraccio, alla carezza, al contatto visivo a quello, onnicomprensivo, da cuore a cuore, dove il calore umano e le emozioni vengono percepiti e vibrano dentro. Lo Yoga non è una tecnica fine a se stessa, bensì una barca che ti aiuta ad attraversare il mare in burrasca della mente. Ti fortifica nei pensieri e nella consapevolezza, fornendoti un valido strumento di osservazione, come se volessi guardare le stelle e, finalmente, qualcuno ti porgesse un telescopio. Che cosa fa un telescopio? Accumula la luce o altre radiazioni elettromagnetiche provenienti da un oggetto lontano, la concentra in un solo punto e ne produce un’immagine ingrandita. Lo Yoga fa la stessa cosa: raccoglie luce ed energia attraverso la meditazione, il respiro, le asana, partendo, all’inizio, dall’esterno, da ciò che è più grossolano, per poi portarla in un punto dentro di noi e produrre un’immagine più chiara, ingrandita, del nostro cielo interiore. Come possiamo fare questo, se non attraverso il contatto, l’empatia, l’attenzione costante? Per me insegnare yoga significa anzitutto questo. “Ergiti fiero, danza la tua vita, vibra di passione e racconta la tua storia… è questo lo spirito”. Ci vuole passione, passione e ancora passione e se vedi qualcuno con la fiamma spenta accendila, tendi la tua mano e aiutalo a rialzarsi, condividi il tuo fuoco, danza insieme a lui e avrai raggiunto lo scopo. Questo è yoga. Il resto, solo una serie di esercizi ginnici.
surya