Perché a volte è difficile cambiare abitudini?
La prima risposta la troviamo in un fatto neuronale: la mente è largamente neofobica, è ostile alle novità. Gran parte dell’attività cerebrale – si stima il 95% – si avvale di strutture neurali del tutto automatizzate.
Le finalità neuronali che amministrano quasi tutta l’attività della mente sono due : assicurare la sopravvivenza e contenere il dolore. Questo avviene tramite due strategie: la velocità e la ripetizione. La velocità viene ottenuta attraverso l’ automatizzazione delle attività cerebrali, mentre La ripetizione, che garantisce di vivere ciò che già si conosce senza andare incontro a pericolose incognite, viene ottenuta con l’avversione emotiva e cognitiva a ciò che è nuovo e sconosciuto.
Benché la mente sia plastica e può mutare le sue sinapsi lungo tutto l’arco della vita, non è disponibile a cambiare in maniera incondizionata. Accetta facilmente e senza sforzo solo i cambiamenti che non sono in contrasto con quanto già conosce. Si imparano quindi con facilità solo i nuovi modelli di pensiero e i nuovi modi di agire che non entrano in conflitto con le abitudini cognitive ed emotive già assimilate.
Cambiare non è uno sforzo che si rivolge verso l’esterno, bensì è uno scontro tra due strategie neurali presenti nella nostra mente.
Quando il cambiamento richiede di andare verso ciò di cui la mente non ha esperienza, questa automaticamente erige muri di ribellione e difesa. Pertanto, si può essere anche motivati verso un nuovo comportamento, verso nuovi modi di essere, ma se il cambiamento da realizzare deve opporsi alle abitudini che si sono stabilizzate nei circuiti sinaptici, la sola motivazione non basta a vincere la poderosa opposizione della mente.
Fortunatamente nella corteccia pre-frontale è presente un circuito cerebrale che mette a disposizione due risorse fondamentali che sono il dubbio e l’autocontrollo. Solo la mente umana può esercitare il dubbio, ottenendo nuove idee e nuove percezioni della realtà. Ma ancora, la consapevolezza da sola non è sufficiente per vincere le massicce resistenze della mente nel difendere le strutture sinaptiche che ha già stabilizzato. Ecco allora l’autocontrollo, altra risorsa della corteccia prefrontale che ci può spingere verso nuovi comportamenti, atti a frenare l’impulso spontaneo verso la permalosità, la mancanza di coraggio e così via. Un autocontrollo esercitato con perseveranza può contrastare ciò che verrebbe più facile e istintivo, in questo modo si stabilizzano nuove reti sinaptiche che vanno a modificare quelle precedenti.