“Se vuoi, puoi”, recita un mantra che ha spopolato, e continua a spopolare, fra “gli addetti ai lavori”!
Molti sedicenti “coach” lo utilizzano per pubblicizzare il loro fantastico corso che ti farà diventare ricco o illuminato in tre giornate o poco più – ma solo se lo vuoi, altrimenti non puoi.
D’altronde, nell’era del tutto e subito, l’idea che tutto è facilmente raggiungibile e realizzabile ci piace molto, dimenticandoci che mancano degli ingredienti fondamentali chiamati impegno e perseveranza. Ma non solo! Viviamo in un contesto dal quale non possiamo prescindere e il nostro volere, spesso, è in contrasto con le circostanze del momento. Volere ci permette di stabilire un obiettivo, una strada da seguire, ma volere non è potere, volere è volere. Credere che tutto vada secondo i nostri piani porta a continue frustrazioni e fallimenti, è, in ogni caso, un’idea folle e malsana. Bisogna essere ottimisti, si dice. Eppure io non credo che l’ottimismo sia questo. Credo piuttosto che l’ottimismo consista nel continuare a valutare le opzioni che ci restano e nel continuare a cercare una motivazione per andare avanti nei nostri progetti. E che dire della nevrosi che dilaga negli ambienti new-age, dove anche la malattia svanisce con un semplice “se vuoi, puoi”? Nella malattia, fisica o psichica che sia, concorrono fattori genetici e ambientali, per non parlare della sfera inconscia che non è sotto il controllo dell’uomo, o lo è solo in piccola parte. Il delirio di onnipotenza porta l’essere umano a credere di essere padrone della propria anima, portandolo a una spaccatura che diventa sempre più ampia. Volere è potere? No! La consapevolezza è potere.
surya