Meditazione
Narendranath Dutta, conosciuto come Swami Vivekananda, nacque a Calcutta nel 1863 e morì a Cossipore nel 1902. Figlio di Bisvanàth, un noto avvocato di Calcutta, e di Bhuvanesvari Devi, una donna di grande intelligenza e devozione, Narendra era davvero poliedrico. Sapeva cantare, riusciva molto bene nello sport, aveva la battuta pronta, una vasta conoscenza, una mente razionale e un grande senso di solidarietà verso la gente. Aveva doti naturali di comando ed era molto ricercato dalla gente grazie alle sue qualità. Quale studente di filosofia, il problema dell’esistenza di Dio occupava insistentemente i suoi pensieri. Esisteva un Dio? In questo caso, che aspetto aveva? Che tipo di rapporti avevano con Lui gli uomini? Questo mondo, con le sue molteplici anomalie, era una sua creazione? Dopo tanto cercare, incontrò Sri Ramakrishna Paramahansa e, dopo una lunga e attenta osservazione durante la quale non rinunciò mai alla sua indipendenza di pensiero, lo accettò come suo Maestro. Due parole su di lui: Lo stato meditativo è il più alto stato dell’esistenza, egli disse. Fino a che c’è il desiderio, non può venire nessuna vera felicità. È solo lo studio degli oggetti, contemplativo, simile a un testimone, che ci porta vera gioia e felicità. L’animale ha la sua felicità nei sensi, l’uomo nell’intelletto, e il dio nella contemplazione spirituale. È solo per lo spirito che ha ottenuto questo stato contemplativo che il mondo diviene davvero bello. Per colui che non desidera niente, e non si confonde con gli oggetti, i molteplici cambiamenti della natura sono un panorama di bellezza e grandiosità.
All’inizio la pratica della meditazione deve procedere con qualche oggetto davanti alla mente. Una volta ero solito concentrare la mia mente su un punto nero. Alla fine, non potevo più vedere il punto o sentire che il punto era davanti a me; la mente aveva cessato di esistere; non sorgeva nessuna onda o stato mentale, come se fosse tutto un oceano senza alcun soffio d’aria. In quello stato ero solito sperimentare barlumi di verità ultrasensoria. Così, penso, la pratica della meditazione, anche su qualche banale oggetto esterno, conduce la mente alla concentrazione. Ma è vero che la mente molto facilmente ottiene la calma quando si pratica la meditazione su qualcosa su cui la propria mente è più adatta a fissarsi. Ecco perché noi abbiamo in India così tante adorazioni di dèi e dee… Il fatto è, comunque, che gli oggetti della meditazione non possono mai essere gli stessi con tutti gli uomini. Molti hanno proclamato e predicato ad altri solo quegli oggetti esterni a cui loro stessi si aggrappavano per diventare perfetti nella meditazione. Dimentichi del fatto che questi oggetti sono soltanto aiuti per il raggiungimento della perfetta calma mentale, gli uomini li hanno decantati, in seguito, oltre ogni altra cosa. Loro si sono, così, completamente interessati dei mezzi, rimanendo relativamente dimentichi del fine. Il vero scopo è rendere la mente immobile; ma questo non può essere fatto a meno che uno prima non diventi assorbito in qualche oggetto.
Voi dovete tenere la mente fissa su un oggetto; la meditazione dovrebbe essere come un ininterrotto scorrere di olio. La mente dell’uomo ordinario è frammentata su diversi oggetti, e anche al momento della meditazione, la sua mente è all’inizio tesa a vagabondare. Lasciate cadere qualsiasi desiderio sorga nella mente; sedete calmi e guardate che genere di idee stanno venendo. Continuando a guardare in questo modo, la mente diviene calma e in essa non ci sono onde-pensiero. Queste onde rappresentano l’attività-pensiero della mente. Quelle cose, a cui voi avete in precedenza pensato troppo profondamente, si sono trasformate in una corrente subconscia, e perciò esse ritornano alla mente durante la meditazione. Il sorgere di queste onde, o pensieri, durante la meditazione è la prova che la vostra mente si sta dirigendo verso la concentrazione.
Pensate sempre che voi siete l’Atman onnipresente. “Io non sono né il corpo, né la mente, né l’intelletto, e nemmeno il corpo sottile o quello grossolano”-attraverso questo processo di eliminazione immergete la vostra mente nella Conoscenza trascendentale che è la vostra vera natura. Uccidete la mente immergendola così, ripetutamente, in questa Conoscenza. Solo allora realizzerete l’Essenza dell’Intelligenza e sarete stabiliti nella vostra vera natura. Conoscitore e conosciuto, meditatore e oggetto su cui si è meditato, diventeranno una sola cosa, e seguirà la cessazione di tutte le sovraimposizioni fenomeniche… Non c’è conoscenza relativa o condizionale in questo stato. Quando l’Atman è il solo conoscitore, con quali mezzi potreste conoscerLo? L’Atman è conoscenza, l’Atman è intelligenza, l’Atman è Satcitananda.
Come è stata guadagnata tutta la conoscenza del mondo, se non attraverso la concentrazione dei poteri della mente? Il mondo è pronto a svelare i suoi segreti se solo noi sappiamo come colpire, come dare il colpo necessario. La forza del colpo viene attraverso la concentrazione. Non c’è limite al potere della mente umana. Più concentrata è, più potere viene condensato in un punto; ecco il segreto.
Come sappiamo che la mente è diventata concentrata? L’idea di tempo svanirà. Più tempo passa senza che lo notiamo, più concentrati siamo. Nella vita comune vediamo che quando siamo interessati in un libro, non notiamo affatto il tempo, e quando mettiamo il libro da parte siamo spesso sorpresi di scoprire quante ore sono passate. Tutto il tempo avrà la tendenza a stabilirsi nel presente. Così è data la definizione: quando passato e presente divengono uno, la mente è detta essere concentrata.
La concentrazione è l’essenza della conoscenza; niente può essere fatto senza di essa. Il novanta per cento della sua forza-pensiero è sprecata dal comune essere umano, e perciò egli commette costantemente errori grossolani; l’uomo o la mente addestrata non fanno mai un errore.
Mente e Pensiero
Quando la vostra mente è divenuta sotto controllo, voi avete il controllo sull’intero corpo; invece di essere uno schiavo di questa macchina, la macchina è vostra schiava. Invece di una macchina capace di trascinare giù lo spirito, essa diviene il suo più grande aiutante.
Quando la mente è libera dall’attività o dall’operare, svanisce e il Sé è rivelato. Questa condizione è stata descritta dal commentatore Sankara come aparokshanubhuti, o esperienza ultrasensoria.
Noi siamo come i nostri pensieri ci hanno fatto; perciò state attenti a cosa pensate.
Ogni pensiero corrotto tornerà indietro, ogni pensiero di odio che avete formulato, anche in una caverna, è conservato e un giorno tornerà da voi con tremendo potere nella forma di qualche infelicità. Se voi proiettate odio e gelosia, essi torneranno su di voi con interessi composti. Nessun potere li può allontanare; una volta che li avete messi in moto, dovrete sopportarne le conseguenze. Ricordare ciò vi impedirà di fare cose sbagliate.
Noi siamo eredi di tutti i buoni pensieri dell’universo, se ci apriamo ad essi.
Unicità
È davvero uno yogi chi vede se stesso nell’intero universo e l’intero universo in se stesso.
Nemmeno un atomo nell’universo si può muovere senza trascinare l’intero mondo con sé. Non ci può essere nessun progresso senza che l’intero mondo lo segua nella sua scia; e sta diventando più chiaro ogni giorno che la soluzione di qualsiasi problema non può mai essere ottenuta su basi razziali o nazionali o settarie di qualsiasi genere.
Io sono assolutamente convinto che nessun individuo o nazione possa vivere tenendosi separato dalla comunità degli altri; ogni volta che un tale tentativo è stato fatto, sotto la falsa nozione di grandezza, politica o santità, il risultato è sempre stato disastroso per chi si è escluso in questo modo.
Ognuno è responsabile per il male in qualsiasi parte nel mondo.
Tutto ciò che unisce con l’universale è virtù. Tutto ciò che separa è peccato.
Nessuno può essere felice finché tutti non sono felici.
Quando fate del male a qualcuno, fate del male a voi stessi, perché voi e vostro fratello siete uno.