In diversi ospedali lo yoga è stato introdotto come supporto per i pazienti, in particolare oncologici. Lo si pratica nelle corsie della Clinica Mangiagalli di Milano ma anche presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico, sempre di Milano, in collaborazione con la sezione italiana di Lahv , un’ organizzazione non governativa internazionale che opera nell’ambito della salute. Il progetto nasce costituendo dei piccoli gruppi di pazienti che, una volta alla settimana, pratica questa disciplina seguendo, soprattutto, delle particolari tecniche di respirazione, in aggiunta ad esercizi fisici mirati. I pazienti vengono sottoposti a colloqui e visite mediche prima e dopo gli incontri. Attraverso l’utilizzo di tecnologie di neuroimmagine in grado di misurare il metabolismo cerebrale si è scoperto, per esempio, che questi gruppi hanno sviluppato, rispetto ad altri, più sinapsi (ovvero connessioni tra i neuroni) nelle aree legate al controllo delle emozioni e dell’attenzione. Nel 2016 furono pubblicati i dati della ricerca: 60% di riduzione dei sintomi depressivi, 40% di diminuzione di sintomi come senso di colpa, ansia fobica, sintomi ossessivo-compulsivi , miglioramento dei meccanismi di socialità, aumento delle difese immunitarie e altri ancora. Tra le finalità che gli esperti si propongono, c’è la capacità di trasformare le emozioni, in modo da acquistare nuova padronanza davanti agli stati emotivi, allo stress e alle difficoltà di tutti i giorni. Neuroscienze e yoga, dunque, si incontrano. Occidente e oriente collaborano aprendo nuovi orizzonti e dando origine a una vera e propria confluenza di tecniche diverse. Prende forma quel dialogo che il Dalai Lama ha perseguito da sempre, collaborando con neuroscienziati come Richard Davidson, il primo neuroscienziato che si interessò di cervello ed emozioni.
surya
Fantastico!
Mastro Geppetto, si, un’ottima iniziativa. Buona giornata di Cuore